PINOCCHIO


Quando nel 1883 Carlo Collodi iniziò a scrivere sul "Giornale dei Bambini" la Storia di un burattino certo non immaginava la fortuna che avrebbe riscosso questa sua storia, tradotta praticamente in tutte le lingue del mondo (perfino in latino ed in esperanto) con il titolo definitivo Le avventure di Pinocchio.
E' celebre la frase con la quale lo scrittore accompagnò le prime cartelle autografe inviate all’editore: "Ti mando questa bambinata. Fanne quello che ti pare, ma se la pubblichi vedi di pagarmela bene per farmi venire la voglia di seguitarla".

Una dimostrazione di poca fiducia in quello che si sarebbe dimostrato un vero e proprio caso letterario, una fiaba unica, il cui protagonista, Pinocchio, sarebbe diventato simbolo e mito, fatto proprio dalle diverse culture del mondo che, nelle loro traduzioni, hanno talora cercato perfino di calarla nel folclore e nelle tradizioni locali. 




“…Io credo che il successo di Pinocchio sia dovuto non tanto al tipo di ambiente, personaggi e paesaggio che contornano il burattino, che possiamo considerare universali e atemporali, quanto al rapporto tra bene e male, tra giusto e ingiusto che pervade il racconto. Infatti sotto la patina di moralismo e perbenismo, sovrastrutture dettate dall’epoca, il rapporto tra bene e male continuamente si ribalta entro confini quasi impercettibili.
La tragedia della scelta, che in ogni momento si impone tra due estremi, e che rimane comunque irrisolta, è la storia stessa dell’uomo. Tragedia che però è magicamente trasfigurata in leggerezza e divertimento. Questi contrasti, ma soprattutto questo divertimento, mi hanno spinto a scrivere questa opera da camera.
Nell’interpretazione essenziale e quasi minimalista di Pinocchio ho voluto mettere in luce i contrasti eterni tra pesantezza e leggerezza, tra buio e luce, tra amarezza ed allegria.
Il testo in versi del Prof. Michele Vincitorio, umilmente fedele all’opera originaria, lascia semplicemente parlare il racconto con essenzialità riportando alla luce quelle sensazioni inesplicabili dell’infanzia, così importanti nella vita di ognuno.”


Giuseppe Cangialosi

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